Litanie lucide
Vacuo vuoto voga invano
Tra un sifone un soffio e un soave sfondo
Turbinio turgido trattiene turba tarpa
Conquisto il palco placando parte del parco
su cui un porco sporca e spurga
Davanzali appesi davanti al divano
davano danze devastate di doni
Fango fuso frana finché franano fauci fredde
Fruga fuoco fra ferite fittizie, fumo, frastuono
Fenditure fameliche fra fianchi feriti e funghi fradici
Flussi falsati flettono foglie, fuoriescono, fuggono
Lama lorda lambisce lacrime, lenisce lubrifica
Labbra liquide languono lentamente lungo letti
Lepri lese lanciano litanie lucide, livide
Lame legate levano lodi a lutti lievi
Croste crude crepano cuori con cunei colmi di catrame
Crollano corpi curvi contro culle calcinate e cieche
Chiavi chiuse chiudono chioschi, chiodi, ceneri, chiamate
Canta cenere con corde crude, cova conflitto, cola confine
Rombi rotti ruggiscono roghi, rovesciano ricordi rigidi
Rotoli rarefatti raschiano rughe, respiri, riflessi
Rasoio ardente che raschia rami e ruba resine
Rovina roseti rossi, rompe radici, ricuce rabbia
Strappi stanchi stirano stelle, stendono strati sporchi
Spilli sparsi spezzano soglie, soffiano sponde secche
Sangue smosso sotto sabbie scivola su suole scoperte
Sfuma scavo su scale sdrucciole, sputa salmi spenti
Trame tese tra tendini tristi e tizzoni tiepidi
Tocchi tardivi tempestano tronchi, torcono trame
Tappeti torbidi tracciano tremori tra tubature
Tutto trema, tutto trasuda, tutto traballa e atrofizza
“Mi chiamo in silenzio perché il rumore mi conosce troppo bene.” - A.M.