Coscienza ed incoscienza
"E di nuovo cambio casa, di nuovo cambiano le cose, di nuovo cambio luna e quartiere."
Cara Italia, io ti amo in ogni tua contraddizione e in ogni tua ombra. Ma devo nuovamente accettare il fatto che per te non sono ancora pronta a fermarmi, per quello che mi offri lavorativamente parlando. E vorrei che mi contraddicessi subito e mi chiedessi di restare perchè io qui ci vivrei molto bene se avessi l'opportunità di realizzarmi. Se avessi la possibilità di vivere bene e risparmiare. Se avessi un lavoro intrigante e di respiro internazionale. Se fossi valorizzata nelle mie esperienze. Se potessi ambire a una carriera con i controcoglioni.
Ma "se fossi, se avessi e se potessi eran tre fessi che giravano per il mondo".
E quindi di nuovo "arrivederci" a ogni occasione fugace di rubare gli occhi dell'amore, degli affetti, del prosciutto crudo e del vino buono. Di rubare le ombre chiacchierone di tutti quei convivi per le strade. E di rubare anche le tue perle di microclimi, di cui detieni il primato di varietà.
Ho profonda incertezza sul passo che sto per compiere, e non poche preoccupazioni piu o meno intime. Dopo molti anni a fantasticare su quale sarebbe stato il mio posto nel mondo, l'ho trovato sotto al naso, perchè il posto giusto non è un posto, è una sensazione olistica che trasforma ogni cosa. Le persone fanno il posto, e le persone lo disfano.
Una nuova casa, la sesta o settima in 2 anni, una nuova città, la quarta in 3 anni. Ma sul mappamondo io Losanna non l'avrei mai considerata neanche per un weekend, a dire la verità.
Non abbiamo sempre bisogno di avere un piano, giusto?
E che ne sarà del tempo libero? Riusciro a meritare e consumare e alimentare l'amore che mi pervade? Imparero il francese, si? Mi staranno simpatici i vicini? Trovero un bar di fiducia per sentirmi a casa? E mi riconosceranno le cassiere della Coop? Avro dei clienti e colleghi in gamba che mi aiuteranno a migliorare? Superero i miei limiti, questa volta?
Dai, che ci tengo a queste cose.
Ho avuto sempre voglia di volare, forse è genetico, mio nonno era generale dell'aeronautica militare ed io avrei sempre voluto diventare come lui. Non in quanto pilota, ma in quanto essere umano fiero e realizzato, pragmatico e con le spalle larghe. Un uomo elegante e dal portamento sicuro, molto ben voluto e rispettato.
Mi faceva i dispetti, pestandomi i piedini, quando ero una bambina. Poi è mancato quando avevo solo 10 anni e tante lezioni non gliele ho potute domandare. Sarebbe fiero lui di sapere quanto mi piacciono gli aerei e le avventure.
Ma era lui, il nonno Andrea, il "Generale di Ravenna".
Quando ci troviamo in fondo al trampolino, prima di saltare, ci aggrappiamo alla vita. Perchè in quel salto ci accompagnino tutti i santi che conosciamo, da quelli religiosi a quelli personali, dagli amuleti agli affetti piu cari, da chi ha orecchie per ascoltare a chi vive nel ricordo e puo solo accogliere preghiere. Silenzi assordanti che precedono nuove sinfonie scomposte che ancora non hanno colore.
A volte ci si rinnova nell'impasto a volte ci si spinge altrove, i moti non cambiano, cambiano i modi.
Chi si affretta a "uscire" un altro figlio, chi salva o compra un cane, chi prenota un viaggio, chi si arrovella sul menu della prossima cena, chi aquista un paio di scarpe nuove e chi vaga senza amore da un letto a un altro. Siamo tutti in balia del nuovo, del rinnovo, dell'intrattenerci in questo passaggio. In cerca di una sensazione effimera di realizzazione che appena raggiunta ci scivola via.
Per fortuna forse. Purtroppo forse. Cosi mi pare di filtrare quello che vedo dentro e intorno.
Prima di saltare, cosi come prima di sferrare un affondo, tutti i muscoli sono concentrati a ricevere forza e si contraggono, per realizzare il moto piu deciso e lungo possibile. Per restare composti in quota e non sfigurare l'insieme, per non cadere dopo. Per vincere una stoccata.
Silenzio.
En garde, pret, allez!
Vedi, non c'è coraggio e non c'è paura... ci sono soltanto coscienza e incoscienza... la coscienza è paura, l'incoscienza è coraggio.
(Alberto Moravia)
Cara Italia, io ti amo in ogni tua contraddizione e in ogni tua ombra. Ma devo nuovamente accettare il fatto che per te non sono ancora pronta a fermarmi, per quello che mi offri lavorativamente parlando. E vorrei che mi contraddicessi subito e mi chiedessi di restare perchè io qui ci vivrei molto bene se avessi l'opportunità di realizzarmi. Se avessi la possibilità di vivere bene e risparmiare. Se avessi un lavoro intrigante e di respiro internazionale. Se fossi valorizzata nelle mie esperienze. Se potessi ambire a una carriera con i controcoglioni.
Ma "se fossi, se avessi e se potessi eran tre fessi che giravano per il mondo".
E quindi di nuovo "arrivederci" a ogni occasione fugace di rubare gli occhi dell'amore, degli affetti, del prosciutto crudo e del vino buono. Di rubare le ombre chiacchierone di tutti quei convivi per le strade. E di rubare anche le tue perle di microclimi, di cui detieni il primato di varietà.
Ho profonda incertezza sul passo che sto per compiere, e non poche preoccupazioni piu o meno intime. Dopo molti anni a fantasticare su quale sarebbe stato il mio posto nel mondo, l'ho trovato sotto al naso, perchè il posto giusto non è un posto, è una sensazione olistica che trasforma ogni cosa. Le persone fanno il posto, e le persone lo disfano.
Una nuova casa, la sesta o settima in 2 anni, una nuova città, la quarta in 3 anni. Ma sul mappamondo io Losanna non l'avrei mai considerata neanche per un weekend, a dire la verità.
Non abbiamo sempre bisogno di avere un piano, giusto?
E che ne sarà del tempo libero? Riusciro a meritare e consumare e alimentare l'amore che mi pervade? Imparero il francese, si? Mi staranno simpatici i vicini? Trovero un bar di fiducia per sentirmi a casa? E mi riconosceranno le cassiere della Coop? Avro dei clienti e colleghi in gamba che mi aiuteranno a migliorare? Superero i miei limiti, questa volta?
Dai, che ci tengo a queste cose.
Ho avuto sempre voglia di volare, forse è genetico, mio nonno era generale dell'aeronautica militare ed io avrei sempre voluto diventare come lui. Non in quanto pilota, ma in quanto essere umano fiero e realizzato, pragmatico e con le spalle larghe. Un uomo elegante e dal portamento sicuro, molto ben voluto e rispettato.
Mi faceva i dispetti, pestandomi i piedini, quando ero una bambina. Poi è mancato quando avevo solo 10 anni e tante lezioni non gliele ho potute domandare. Sarebbe fiero lui di sapere quanto mi piacciono gli aerei e le avventure.
Ma era lui, il nonno Andrea, il "Generale di Ravenna".
Quando ci troviamo in fondo al trampolino, prima di saltare, ci aggrappiamo alla vita. Perchè in quel salto ci accompagnino tutti i santi che conosciamo, da quelli religiosi a quelli personali, dagli amuleti agli affetti piu cari, da chi ha orecchie per ascoltare a chi vive nel ricordo e puo solo accogliere preghiere. Silenzi assordanti che precedono nuove sinfonie scomposte che ancora non hanno colore.
A volte ci si rinnova nell'impasto a volte ci si spinge altrove, i moti non cambiano, cambiano i modi.
Chi si affretta a "uscire" un altro figlio, chi salva o compra un cane, chi prenota un viaggio, chi si arrovella sul menu della prossima cena, chi aquista un paio di scarpe nuove e chi vaga senza amore da un letto a un altro. Siamo tutti in balia del nuovo, del rinnovo, dell'intrattenerci in questo passaggio. In cerca di una sensazione effimera di realizzazione che appena raggiunta ci scivola via.
Per fortuna forse. Purtroppo forse. Cosi mi pare di filtrare quello che vedo dentro e intorno.
Prima di saltare, cosi come prima di sferrare un affondo, tutti i muscoli sono concentrati a ricevere forza e si contraggono, per realizzare il moto piu deciso e lungo possibile. Per restare composti in quota e non sfigurare l'insieme, per non cadere dopo. Per vincere una stoccata.
Silenzio.
En garde, pret, allez!
Vedi, non c'è coraggio e non c'è paura... ci sono soltanto coscienza e incoscienza... la coscienza è paura, l'incoscienza è coraggio.
(Alberto Moravia)