anni che (ti) cambiano

Cinque anni fa se la memoria non mi confonde stavo seduta ad una scrivania e, circondata dai sospiri artistici dei miei autori e pittori preferiti, anche io sospiravo alzando la testa da quei lunghi testi di economia che a fatica riuscivano a conquistarmi.

Sospiravo a lungo con lo sguardo teso, concentrato e assente, aggrappato ai verbi ed alle sfumature di colore più per pretesto che per reale interesse: ormai conoscevo ogni cosa a memoria e proprio grazie a quest'abitudine situazionale non c'era nulla che potesse distrarmi dallo specchio interiore.

Irregolare come la traiettoria di una farfalla il pensiero si accartocciava e distendeva a piacere in quei lunghi pomeriggi e senza spostare nessuna crescita o religione.

Chissà dove sarò tra vent'anni. O dieci. Chissà che succederà dopo la laurea, e dove vivrò tra cinque anni.

Stamattina ho aperto gli occhi in una stanza di una casa che cinque anni fa non esisteva neppure. Ho calpestato un pavimento che mi appartiene, sono inciampata in un quadro che ho fatto senza il minimo studio ed il tragitto da casa al mio ufficio fino a cinque anni fa nemmeno sapevo esistesse.

E' stato un risveglio prepotente, uno strappo alla superficie del quotidiano. Probabile sensibilità resa sterile da una notte piena di incubi e tormento.



"Non è la specie più forte a sopravvivere, e nemmeno quella più intelligente ma la specie che risponde meglio al cambiamento"
Charles Darwin

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