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Qualche goccia di sudore

Sottile e aculeo infilzato tra le parentesi formate dalle labbra, giù in fondo, fino allo sterno, su in alto, fino all’ultimo pensiero evaporato. Quando il vecchio gli tese la mano, lo prese a braccetto e smise di zoppicare, non fu molta la strada che percorsero assieme, ne fu eterno il lascito. Non bastarono che due fari fissi puntati nell’anima, e sette parole seminate sui confini della sua terra.  Prese quel treno e ci mise dentro di tutto, dai calzini puliti, alla tivù spenta, dai lavandini a muro agli stipiti della porta, ci mise qualche goccia di sudore, una manciata di conforto, sei cucchiaini di dubbi, e quel quanto basta di rughe d’espressione. Prese quel volo senza niente di ricambio, in verticale sul filo blu, non portò la bici e nemmeno fece caso al phon, in tasca c’era spazio per l’intero stomaco e un accendino. Prese quel sogno e lo accartocciò, per non vederlo in tridimensione,  per non impilarlo né impiccarlo, lo fece tondo e liscio e gradevole al tatto, così d...

Mignolo sinistro

Come ti piace? Freddo o macchiato? Liscio? Dipende. Potrebbe piacermi tutto, scrivilo, leggilo. Leggero. Calpesto strade ondose, di lentezza, e di polveroso ansimare che sa di muffa. Bianco cuore liquido di molteplici forme e primavere. Ti vedo sbattere, sbatterti, di abbattuti battiti. Ti vedo scalfire, scalare e incalzare nei tempi turgidi del tuo navigare. Quel blasfemo spigolo su cui avevi appoggiato lo sguardo, sarà il trono da cui enumerare i mignoli del piede sinistro che lo hanno schivato. In prospettiva quell’uomo aveva visto il mare, ma le sue mani erano così piccole che uscivano anche dalle tasche dei jeans. Non si può morire di povertà più grande, che di quella di non avere spazio per contenere il mare. “ Il vero è ciò che arde ” - Rainer Maria Rilke

Affogò

Rumori forti e colori ciechi, sussultano i grumi di stomaco attaccati alla gola.  Troppa saliva scendeva sui fianchi e sui pori arrossati. Agonizzando affogò nel suo stesso liquido. Scodinzolava come in preda a un eterno attimo di gioia, senza far caso al pendolo, manipolato dalla sua stessa ingenuità.   Ad occhi schiusi in cerca di aiuto. A cuore crepato da cui usciva una luce.  Tempo guidato dalla razione che trovava colori inventati e li vestiva di sembianze contorni futuri. Li aveva addobbati, profusi, sfidati, ne aveva fatto tutto ciò che non c’è. Tramonti albe e piovosi cieli, tra granelli di sabbie lontane, rumori antichi, ed indimenticabili infiniti. Trascinò i mari, i mattoni, i pensieri, ed affogò stanco in quei desideri.  Fecondo il tempo,  che tutto d’un tratto finì. Ti ci vorrà una vita prima di incontrare qualcuno che ti capisca e ti accetti per ciò che sei. Alla fine, scoprirai che quel qualcuno eri tu . - Richard Bach

Lascia che niente

Tocca sfiorando il fondo che diventa aureo nei battiti Che se li guardi dentro bagnano le sponde degli organi più reconditi del tuo sentire Che se li guardi fuori si ritraggono come i granchi nei buchi della sabbia Che se li guardi forte rispondono come i fuochi d’artificio a ferragosto e allo stesso modo evaporano Che se non li guardi proprio si sciolgono come le sigarette nei posaceneri e fanno puzza Mangia come le labbra disinibite fanno con un sugo buono Mordi come vicino all’osso il gusto più succulento della carne anche quando il grasso diventa croccante Graffia cercando vongole sulla battigia Lascia che manchino il respiro, i battiti, gli sguardi, i denti, le unghie Ma che nulla sia stato lasciato “ E se diventi farfalla nessuno pensa più a ciò che è stato quando strisciavi per terra e non volevi le ali .” - Alda Merini

Entrare

Senza chiedere permesso, senza senno del come creare l’abitudine, senza sapere con certezza quale sia quella più vicina. Novità, curiosità, accoglienza. Calpestare linee nuove, o schivarle, o incastrarci la misura del piede, a terra e negli orizzonti. Nuove curve al mattino per raggiungere il caffè, nuove tonalità di voce per superare le pareti. Intimo spazio che annuisce e osserva senza giudizio alcuno, ginocchia piegate a un sudore che sa di primavera, di olfatto, e di pergole pregne di un lungo inverno. Benvenuta in questa vita, nuovità . 

Libellula

Lieve Ali di libellula E di aeroplano  Scarpe di tela E di lenzuola  Audace Sapore piccante E di zenzero Scale salite a due per volta E di onde Infinito Orizzonte al tramonto E inverno Profumo di pini E deserto Il corpo della libellula è esile, ma attraversa ballando la tempesta. (Proverbio giapponese)

Pindariche

Cinico moto mutevole perpetuo scheggiato solido fluido aereo allo stesso tempo, in un tempo specifico in molteplici tempi stempiati. Come la schiuma sul fronte dell’onda che partorisce il frutto più intimo della sua memoria storica. A tratti inganno, a punti fermo, a linee alto, dispiega il perpetuarsi simultaneo di complessità pindariche. C’era un uomo seduto sulla banchina che scuoteva la testa e si toccava il polso cercandone il battito. L’ho visto e poi l’ho guardato. Aveva i capelli stanchi e i talloni vigili. Indossava un dolcevita giallo e una giacca di cera blu. Sciolto dalle luci dell’alba non faceva altro che scuotere la testa, toccare il polso, dondolare i talloni. E poi mi guardò. Quando la luna si avvicina troppo alla terra, fa impazzire tutti. -  William Shakespeare

In fondo su tue tempi

Cammina, sempre, quando puoi, quando ti concedi, quando ti sforzi. Avanti. Fermo. Avanti. Stoccata al piede. Filtra il giorno con la maschera, svuotati. Riempiti senza maschera. Scuotiti. Pretendi. Non c’è altro tempo. C’è quello che vivi e c’è quello che vedi. Quello che scorre in vena e quello che Quante fette ci sono in una torta? Quanti capelli ci sono su un capo? Quante gocce d’acqua nel cesso? Forse non ha importanza, in fondo. 

Scalfisci

Toccati come suonando le note sopra ai capelli, e fissando una fessura di ombre colorate. Suonerà l’universo e ti sentiranno anche i vivi. Porta il velo dormendo per proteggere i tuoi piedi dai sassi e dalle maree. Scalfisci ad ogni passo quel suolo bagnato ed ascoltane l’eco. Il rumore e il silenzio i salti e la cenere. Ci sono molteplici tempi, ma di tempo ce n’è uno solo. “Le parole si parlano, i silenzi si toccano” -  Fabrizio Caramagna

Piano

Ci son vite che ti svitano, che ti riavvitano, vite che ti vitano, e che ti devitano. Parole che inventi, che tenti, e poi smenti. Pensieri piano, pensieri forte, pensieri pianoforte. Musica e vino, un taglio negli occhi, un dettaglio nel cielo. “Si potrebbe fissare un prezzo per i pensieri. Alcuni costano molto altri meno. E con che cosa si pagano i pensieri? Credo con il coraggio.” - Ludwig Wittgenstein