Draft
Cosa sai fare meglio di chiunque altro?
Stupisce pensare alla determinazione atletica di chi corre i cento metri alle Olimpiadi. Ha sapore di immenso immaginare quanta preparazione per vincere una gara che dura dieci secondi. Quanti anni quanti giorni quanti sacrifici quanti dettagli che comunemente trattiamo come sgarri innocenti. Vivere con quell’obiettivo effimero in cui concentrare l’essenza intera dei giorni mesi anni che lo precedono.
A me piacerebbe arrivarci con la scherma. Uno sport che ha smesso di donarmi gloria nell’istante stesso in cui ho scoperchiato le mie insicurezze adolescenziali. Quando tiri giù la maschera in pedana sei nudo e l’avversario vede tutte le tue esitazioni.
Amavo il calcio, purtroppo però era uno sport ancora troppo maschile per la mia famiglia, ed avrei rischiato l’omosessualità… un talento sprecato, inutilmente.
Forse ora che amo giocare a scacchi potrei tornare in pedana, che col calcio rischio troppi legamenti, e rifletterei tra quel tessuto denso di insicurezza per sfondarlo. Forse lo farò a settembre, tra i buoni propositi, e tra l’invidia di chi raggiunge le stoccate più ambiziose.
C’è ancora un foglio bianco che continuo ad abbozzare e cancellare, che sia un ulteriore draft o che mi riporti a saldare quel conto in sospeso con me stessa. L’agonismo non diventi agonia, lo sport sia passione e orgoglio a qualunque livello, in particolare, a livello del cuore.
Soffocare nell’impotenza e fare stretching nell’emozione così come nella competizione che sia fuori che sia dentro.
“Sono forte, sono potente, supererò, sono il migliore” - il mio maestro Guido, le parole che dovevo ripetere a me stessa prima di ogni assalto.