Cura

Caldo vento nei polmoni, sia di sigaretta sia di estate, arrogante pensiero dipinto di blu. Piedi indolenziti da chilometri di sabbia e conchiglie spezzate. Occhi stanchi di osservarsi. Quiete aggrovigliata dentro al sale dei capelli. 

Ci vorrebbe quella gru che sta ristrutturando il palazzo di fronte per sollevarmi. Ci vorrebbe quella stessa gru con tutte le sue lastre sospese per affossarmi. Dicotomia illuminata da uno stato di profonda concentrazione.

Mi sveglio da un sonno atroce, mi avevano amputato le gambe e poi ricucite, mi faceva male. Le ho toccate, secche, bisognose, intatte.

Una cura dopo l’altra, un passo alla volta, un coraggio, un salto, un verbo, una speranza.

C’è chi preferisce la complessità, la quiete, l’assurdo.

Io preferisco. Aspetto il tempo senza più averne paura, lo aspetto mentre lo scalfisco alla base di priorità in priorità, finché avrò altro tempo per dargli un senso.


La sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso, il destino, quando, d'un tratto, esplode.” - Alessandro Baricco


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