Occhiali rigati
La gravità del corpo che scuote zolle di terra mai battuta a passi brevi a tratti grevi a fatti lievi. Si arrampica sulle vene si districa tra le arterie evapora tra i pensieri.
Abisso languido di una sigaretta divorata dall’ego legata dall’urto di una guancia. Così fanno anche gli scogli e le tegole dei tetti, scivolando dall’alto al basso restando immobili.
Conta i passi guarda giù manda giù tira su. Con i capelli spettinati le labbra secche gli occhiali rigati. Se c’è un posto dove non sono mai stato è quello che non ha una strada che non ha indirizzo che non ha porte sul retro da cui entrare.
Questo e quello l’attanagliavano, un istante dopo si svegliò a pancia in giù con il cuscino stretto in gola ed un braccio indolenzito, andò a pisciare, scosse il capo, inarcò la fronte ripetutamente fino al secondo caffè
e poi si arrese.
“Il sonno è l’essere più innocente che ci sia e l’uomo insonne il più colpevole.”
Franz Kafka