Gin tonic

Moto perpetuo di un tessuto liquido che al primo sorso si veste di gusto ed euforia. Risplende fatuo in un instante, ed è presto affanno sudato, volo pindarico, sconfinata pelle invasa di oche. 

Ci sono viaggi che ti ingoiano, e viaggi che ti sputano fuori, che ti spuntano fiori, che ti lasciano fori, che ti cuciono fari negli occhi.

Alzò la mano al bancone per ordinare un gin tonic, gli portarono cenere per commiserarne il capo, così si alzò e si sedette a tavola, ordinò un gelato, gli portarono un fallo e lo mandarono fuori.

C’è forse più virtù nel non parlare, ma alle volte serve tempo al tempo di non guardare. In una sera qualunque senza vuoto e senza scafo, aveva fissato il cerchio di un termosifone e lo aveva condannato.

La natura che cambia, il pavimento umido del suo sesso, l’odore di candeggina, i gomitoli di sudore e le labbra stanche. Erano l’equinozio, l’equilibrio, l’equivoco.

Era tutto fuori, che gli girava dentro.





“Il tempo è il mezzo di cui la natura dispone per impedire che le cose avvengano tutte in una volta.”
John Archibald Wheeler


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