Bilancio a consuntivo

Sbrodolato ritardo. Inevitabile quantificare il tempo in modo personale, e quindi torno, un anno dopo, per fermarlo sullo schermo.

Ho visto un anno di cambiamenti. Di escursioni termiche. Di tempesta.

Inarrestabile prepotente orologio biologico.
Ho perso e ritrovato la stessa strada più volte. Immemore.
Ho dato inizio a nuove attività, coltivato neonate passioni.
Ho sognato ad occhi chiusi e poi ho continuato a sognare lucidamente.
Ho infranto alcuni sogni, dando tempo ad altro.

Ci sono sfumature impronunciabili che si sono prese interi organi vitali. E li hanno deformati.
La mente come un demiurgo ha progettato e studiato e ricostruito molteplici dettagli portanti di quelle comunemente dette emozioni.

Ho imparato che i rapporti più intimi possono esistere solo quando il giudizio è sospeso.
Ho imparato a guardarmi nuda davanti allo specchio e dirmi "ti voglio bene".
Ho imparato che il bianco e il nero sono solo colori, e li comprendono tutti.

Ho imparato ad aspettare. Perchè a volte ne vale la pena. E perchè anche se non ne vale la pena, ne valgono voli pindarici.
Ho imparato a non dare importanza a quello che non ho, a meno che quest'assenza sia feconda in qualche parte di me.

Ho imparato che una volta imparata la sincerità, non si accettano compromessi.
Che le aspettative sono una gabbia.

In un abbraccio si può fotografare un istante.
In un'assenza si possono dipingere mille volti.
In un errore si possono raccogliere molti successi.





Non riusciamo a cambiare le cose secondo il nostro desiderio, ma gradualmente il nostro desiderio cambia. Non abbiamo saputo superare l’ostacolo, come eravamo assolutamente decisi a fare, ma la vita ci ha condotti di là da esso, aggirandolo, e se poi ci volgiamo a guardare il lontano passato, riusciamo appena a vederlo. Tanto impercettibile è diventato Marcel Proust




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