antidoto a se stessi



Con il corpo intatto e le mani che sostengono il viso, potrei stare affacciata a questa finestra per giorni interi. E provare noia nell'attesa, e provare emozione nel muoversi delle ombre, e sentire i brividi della notte, e contemplare il tramonto, e sospirare impaziente per quel cielo cangiante che posso solo indicare con l'indice.

La paura di sentire, la paura di perdere il controllo, la paura di fare un passo sbagliato, la paura di.

La paura è un dono meraviglioso. La paura ha carattere. E' una sensazione carismatica. La paura è prepotente. La paura è un'epifania, è una rivelazione, è la risposta all'enigma.
Si teme ciò che si riconosce come un limite. O che si percepisce come tale.
La paura è un'ispirazione, un punto di partenza, un trampolino.

Con il corpo intatto e le mani che sostengono il viso, potrei stare affacciata a questa finestra per giorni interi. E seguire le parabole dei gabbiani. E poi immaginare un lago di montagna. E sudare in un clima tropicale. E trovare le domande giuste alle paure che non sto guardando se non riflesse nel pozzo metaforico dei sogni.

Un antidoto a se stessi, il sapersi caricare di pesi e contrappesi, l'imparare l'arte del compromesso interiore, il dono della saggezza a costo che sia spesa in un unico momento di lucidità.

E' sempre troppo presto quando arriva la stagione delle piogge, è sempre troppo avanti il piede quando ha superato l'orlo di un precipizio, non importa di quanto questo sia sbilanciato: dal momento in cui supera quel limite di equilibrio cade allo stesso modo in cui cadrebbe se fosse nel vuoto.

C'è un sorriso che mi aspetta, lo indosso e torno alla finestra.

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