cortocircuito
Le incomprensioni non sono la base di un litigio.
Sono piuttosto una regola, sono prevedibili, sono addirittura più probabili del resto.
Due diverse entità, possono continuare a fluire restando uguali a se stesse.
Possono continuare a filare il proprio tessuto noncuranti dei gomitoli altrui.
Alla base di tutto, c'è un dialogo. L'unica arma che abbiamo da queste parti per comunicare.
Ci raccontano spesso dell'inevitabile solitudine che ciascuno di noi porta dentro. Io in quel ciascuno ci vedo tutt'altro che solitudine. Solo il fatto di non avere l'esclusiva in questo, mi fa sentire in buona compagnia.
La mancanza di dialogo è l'alimento preferito per il mostro della presunzione che vive dentro di noi. E' viltà e mancanza di coraggio. E' lo specchio di ogni debolezza. E' una muffa che si attacca ai polmoni al cuore agli organi vitali, e li fa morire lentamente.
Con le orecchie tappate, gli occhi ciechi, il tatto assopito, il gusto amaro, l'olfatto ubriaco...non si percepiscono le dimensioni del mondo esterno, e si continua a permettere che l'unico filtro sia quello della nostra stessa carne.
Si è capaci di percorrere kilometri con quell'ingannevole serbatoio di ombre.
E se bastasse una domanda a far scoppiare il motore. E se bastasse una risposta a mandare in cortocircuito quel meccanismo autoprodotto.
E se bastasse il dialogo.
A volte il motore scoppia in una strada buia, di notte.
Il cortocircuito altre volte ti elettrizza al punto da balzare indietro e venirne fuori vincente.
Ci sono poi quelle rare esistenze che con una carezza, un gesto paziente, uno sguardo complice di chi sa che sbagliare è contemplato...quelle rare esistenze capaci di accompagnarti in carreggiata, senza troppi giudizi, senza bruschi rimproveri, senza rimarcare l'ovvio.
Per tutto il resto. Come si va avanti?
Sono piuttosto una regola, sono prevedibili, sono addirittura più probabili del resto.
Due diverse entità, possono continuare a fluire restando uguali a se stesse.
Possono continuare a filare il proprio tessuto noncuranti dei gomitoli altrui.
Alla base di tutto, c'è un dialogo. L'unica arma che abbiamo da queste parti per comunicare.
Ci raccontano spesso dell'inevitabile solitudine che ciascuno di noi porta dentro. Io in quel ciascuno ci vedo tutt'altro che solitudine. Solo il fatto di non avere l'esclusiva in questo, mi fa sentire in buona compagnia.
La mancanza di dialogo è l'alimento preferito per il mostro della presunzione che vive dentro di noi. E' viltà e mancanza di coraggio. E' lo specchio di ogni debolezza. E' una muffa che si attacca ai polmoni al cuore agli organi vitali, e li fa morire lentamente.
Con le orecchie tappate, gli occhi ciechi, il tatto assopito, il gusto amaro, l'olfatto ubriaco...non si percepiscono le dimensioni del mondo esterno, e si continua a permettere che l'unico filtro sia quello della nostra stessa carne.
Si è capaci di percorrere kilometri con quell'ingannevole serbatoio di ombre.
E se bastasse una domanda a far scoppiare il motore. E se bastasse una risposta a mandare in cortocircuito quel meccanismo autoprodotto.
E se bastasse il dialogo.
A volte il motore scoppia in una strada buia, di notte.
Il cortocircuito altre volte ti elettrizza al punto da balzare indietro e venirne fuori vincente.
Ci sono poi quelle rare esistenze che con una carezza, un gesto paziente, uno sguardo complice di chi sa che sbagliare è contemplato...quelle rare esistenze capaci di accompagnarti in carreggiata, senza troppi giudizi, senza bruschi rimproveri, senza rimarcare l'ovvio.
Per tutto il resto. Come si va avanti?
