La fame del verbo

A te che non riesci a parlare e che ti rinchiudi in un universo senza stagioni
Che non sai più portare il peso degli anni
e che credi di aver già vissuto abbastanza per sapere

A te che non sei capace di vomitare
e che lasci marcire nello stomaco le cose cattive del tuo animo
inquinando la bontà del resto

A te che hai camminato zoppo troppo a lungo e che ti accorgi ora che la tua schiena ne soffre
e che forse aver chiesto aiuto molto tempo fa avrebbe reso tutto più fluido

A te che l'orgoglio non lo conosci perchè non ti è stato insegnato
e che non conosci il tempo di riflettere prima di parlare
e che non conosci il tempo di parlare prima di reagire
e che non conosci il tempo di reagire prima di

Silenzio spezzato da un macigno di ricordi

A te che l'apparenza inganna
Che la superficie attrae più della sostanza
A te che non importa quello che si vive, ma quello che si giudica

Guarda fuori questo inverno generoso di vita
Guarda quel vento freddo e poi guarda te stesso
Gli occhi di quel vento, di lontano, sono il tuo giudizio universale

Non curarti di noi altri che siamo solo spettatori

il nostro plauso giungerà comunque.

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