Scenari futuri: musica come acqua
E’ il 2015, ti svegli al suono di una melodia familiare diffusa dolcemente, che ti tira fuori dal letto e ti fa sentire bene. (…) Appena ti infili nella doccia, il tuo programma musicale personalizzato ti accoglie con una nuova versione dal vivo della canzone che hai scaricato ieri, ed è meglio dell’originale (…) La musica fluisce nella tua coscienza, diventa parte di te.
Per rompere il ghiaccio ed attribuire l’originaria paternità di questo intervento al libro “Il futuro della musica” di Kusek e Leonhard, lasciamo che l’immaginazione prenda forma sulle prime righe del primo capitolo del libro, anzi, anche sulle seconde…
Dopo la colazione con il resto della famiglia, ti dirigi al lavoro, e il Personal Media Minder ti chiede se vuoi finire di ascoltare l’audiolibro iniziato ieri mattina. Data la conferma parte la registrazione, che ti accompagna nella camminata verso il treno che ti porta in ufficio. Durante il giorno, gli occhiali e altri dispositivi wireless ti aiutano a comunicare attraverso la rete con amici, soci, compagni di rete e “pari digitali”…
L’evoluzione (o rivoluzione?) della musica nell’era del 2.0 offre molti spunti più o meno fantomatici per immaginare quanto e in che modo sarà presente nel nostro quotidiano. Ma non è tutto.
Vista la digitalizzazione della musica, la preoccupazione (infondata) del tramonto dell’industria musicale, che non equivale all’industria discografica, e l’avvento dello sharing sui social networks e sulle piattaforme peer to peer è necessario riflettere su quello che accade e sui possibili scenari futuri della musica 2.0
I social network e la rete in generale hanno infatti permesso agli artisti, da un lato, di emergere autopromuovendo la propria musica – un esempio che amo citare è quello degli Arctic Monkeys – e, dall’altro, di stabilire un contatto diretto con i propri fan, tenendoli aggiornati e creando un legame più diretto, quasi confidenziale.
Gli argomenti che potremmo affrontare in questo ambito sono del resto molteplici. La circolazione della musica digitale sin dai tempi di Napster è stata imputata di illegalità (ricordate la querelle con i Metallica?) e molte iniziative di questo genere sono state costrette a chiudere i battenti. Tuttavia, perché precludersi un’evoluzione? Certo, vanno riconosciuti e rispettati i diritti d’autore in primis, ma ha davvero senso incaponirsi sui tradizionalismi a scapito del naturale evolversi dei tempi?
Arriviamo al dunque.
L’acqua svolge un ruolo fondamentale nella nostra vita: nulla accade senza di essa. (…)L’acqua si paga e alcune società di servizi pubblici che l’ erogano sono tra le più ricche del pianeta. Considerata l’enorme rilevanza economica di questo elemento e l’influenza delle società di “servizi pubblici”, in che modo paghiamo questo servizio? Abbiamo la sensazione che esse esercitino un indebito potere monopolistico e consideriamo l’acqua come un “prodotto”? (…) Il fatto interessante è che, nonostante l’onnipresenza dell’acqua nella maggior parte del mondo sviluppato, esiste anche un ampio mercato per un’acqua a “valore aggiunto”, acqua potabile imbottigliata che sembra essere migliore o diversa da quella del rubinetto.(…) Si potrebbe applicare questo modello al mondo della musica? E’ possibile concepire una sorta di modello tipo servizio pubblico che metta a disposizione ogni tipo di musica per una tariffa forfettaria o un economico costo “al litro” molto economica? La musica potrebbe essere accettata come parte del costo della vita, una spesa minima e programmata?
Evoluzione non e’ tuttavia sinonimo di progresso, e questo ce lo insegnano la storia e la biologia. Per guardare il mondo sulle spalle dei giganti voglio fare una breve digressione. Steven J.Gould, paleontologo statunitense, in uno dei suoi saggi sull’evoluzione della specie (Bravo Brontosauro, altra lettura molto piacevole nel suo genere) spiega, tra le altre cose, l’effetto QWERTY. In sostanza, per non cadere nella trappola dell’egocentrismo occidentale, secondo cui l’evoluzione ha portato l’essere umano ad essere fatto nel migliore dei modi possibili, bisogna scardinare il nostro punto di vista, e riflettere… riflettere a tutto campo…
Se ad esempio domandassi: Come mai le prime lettere della vostra tastiera sono disposte così?
Risposta? Beh, perché questo è il miglior modo concepito per facilitare la digitazione delle parole.
Sbagliato.
In realtà le prime macchine da scrivere erano state studiate in questo senso per facilitare la digitazione (vi parlo del 1800 e delle sue tentacolari rivoluzioni industriali), ma all’epoca i dattilografi divennero talmente abili nello scrivere che superarono la tecnologia, tanto che i martelletti s’incastravano… Fu così necessario modificarne la disposizione, ma non per migliorare, bensì per rallentare la loro attività. E da qui nacquero le nuove tastiere QWERTY.
Evoluzione, quindi? Sì, ma non dimentichiamoci della contingenza. In natura, così come in tutte le sfere animate, accadono fenomeni di questo genere. Il nostro compito non è quello di ostacolare l’evoluzione, ma di assecondarla e accompagnarla con lucidità. Prendere dunque la mira e rendere le cose migliori per la contingenza dei fatti e non perché devono essere le migliori in assoluto.
Ma questo, direte voi, che cosa c’entra con la musica?
Beh, il digitale è una grande evoluzione dei mezzi di comunicazione e di condivisione e non pretendo di giudicarne la natura giusta, o sbagliata; semmai consiglio di aprire di più le orecchie e di ascoltarla tutta. Perché questa è la contingenza di oggi, perlomeno in questo ambito, e rinnegarla, come del resto osannarla, sarebbe superfluo. Si tratta piuttosto di prenderne atto lasciando che un altro effetto QWERTY la assorba e la renda libera.
Musica come acqua, appunto…
Io quella tassa in più la pagherei. E voi?
Pubblicato su The Marketer il 15 Luglio 2009